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Premio Letterario Internazionale Città di Melegnano 2003
VIII Edizione

Ultimo aggiornamento: 30 Settembre 2003
Clicca qui per il bando completo del concorso
Andamento del concorso:

Antologia – Clicca qui per vedere l’antologia

Premiazione – Si è tenuta sabato 10 gennaio 2004 alle ore 15,30 a Melegnano (Milano) presso il Salone Predabissi in via Frassi, 2 angolo via Predabissi.
Tutti i partecipanti hanno ricevuto una copia della rivista Il Club degli autori con i risultati del concorso.

Risultati

La Giuria della settima edizione del Premio Letterario Città di Melegnano presieduta da Benedetto Di Pietro per la Sezione Poesia e da Alessandra Crabbia per la Sezione Narrativa, ha stabilito la seguente classifica finale:


SEZIONE POESIA


  • 1° classificato: Alessandro Bacci di Tavarnelle Val di Pesa (FI) con “La guerra più lunga”.


Motivazione della Giuria: «Partendo da una forma di immanente pessimismo, Alessandro Bacci affida ai suoi versi messaggi di denuncia del degrado sociale. Il percorso poetico affronta situazioni variegate in uno spazio confinato da un elemento comune, un muro, per approdare ad una considerazione che diventa analisi del comportamento dei giovani che li vede protagonisti di trasgressione nelle scuole e sulle strade il sabato sera. Un messaggio forte è dato nell’ultimo verso della lirica: “…la pace è la guerra più lunga”. I fatti attuali e contingenti fanno riflettere sul significato stesso della parola “pace”, il cui contrario come facilmente si evince non è soltanto la guerra in cui si usano le armi convenzionali, ma anche quella che tutti i giorni siamo costretti a combattere perfino nei luoghi deputati per definizione alla pratica e godimento della pace, come la casa e la scuola».


Benedetto Di Pietro


Vince la Pubblicazione di un libro di 32 pagine di cui gli verranno assegnate 100 copie gratuite – Targa di riconoscimento – Attestato di merito – Pubblicazione del testo premiato sulla rivista Il Club degli autori – Pubblicazione su Internet Club.it


  • 2° classificato: Andrea Sacchetti di Vasto (CH) con “Il senso delle cose”.


Motivazione della Giuria: «Il poeta s’interroga su problematiche che da sempre sono state oggetto di ricerca filosofica. E lo fa con la contatazione espressa da Eraclito: “panta rhêi”, tutto scorre. La fine del percorso è che pur nella sua imperfezione e con tutti i problemi che lo assillano, questo mondo “…è il migliore dei mondi” dell’universo e “questa è la vita che dobbiamo vivere”. Nonostante la rassegnazione necessaria per un vivere accettabile, in cui l’uomo può fare poco, bisogna tenere presente che tutto ciò che sarà fatto in vita sarà registrato in un libro eterno a testimonianza dell’esistenza di ognuno».


Benedetto Di Pietro


Vince la Pubblicazione di un libro di 32 pagine di cui gli verranno assegnate 50 copie gratuite – Attestato di merito – Pubblicazione del testo premiato sulla rivista Il Club degli autori – Pubblicazione su Internet Club.it


  • 3° classificato: Vanes Ferlini di Imola (BO) con “Il tempio del silenzio”.


Motivazione della Giuria: «La constatazione del degrado ambientale diviene per Vanes Ferlim motivo di scelta esistenziale: la rinuncia dell’utilizzo di ogni espressione del progresso in favore del silenzio. La parola vista in genere come il bene più importante di cui ogni uomo è dotato, diviene “una scorza/che risveste la polpa pulsante dell’esistenza.” Il silenzio va ricercato nel tempio che esiste in noi stessi, ed è meditazione che tra l’altro “dilava gli affanni…sradica le frustrazioni”. Una proposta quindi di estraniamento rispetto a quanto ci succede attorno, visto come elemento necessario per entrare in noi stessi e riscoprire le cose che hanno valore».


Benedetto Di Pietro


Vince la Pubblicazione di un libro di 32 pagine di cui gli verranno assegnate 50 copie gratuite – Targa di riconoscimento – Attestato di merito – Pubblicazione del testo premiato sulla rivista Il Club degli autori – Pubblicazione su Internet Club.it


  • 4° classificato: Remo Smacchia di Ladispoli (Rm) con Il sonno occidentale.


Motivazione della Giuria: «Con una visione protetta dalle mura domestiche, il poeta si pone davanti ai fatti dei nostri giorni, in cui la guerra aleggia sovrana senza porre condizioni sui suoi effetti. Il messaggio ci giunge chiaro e forte: non possiamo nasconderci di fronte a ciò che sta succedendo nel mondo, né schierarci dalla parte di chi intende affermare che soltanto la civiltà occidentale sia quella giusta. L’appartenere a questa, o quella, parte del mondo non esime l’uomo dal dover riconoscere i drammi degli altri e contribuire ad evitarli».


Benedetto Di Pietro


Vince Attestato di merito – Pubblicazione del testo premiato sulla rivista Il Club degli autori – Pubblicazione su Internet Club.it – Buono valido per 50 copie omaggio in caso di pubblicazione in volume con la casa editrice Montedit.


  • 5° classificata: Maria Rosaria D’Alfonso di Battipaglia (SA) con “Non so se l’anima”.


Motivazione della Giuria: «Il senso di insoddisfazione procurato dalla vita moderna fa sì che l’uomo si rivolga alle cose dello spirito. La poetessa affida ai suoi versi la conclusione di un percorso interiore: la convinzione sull’esistenza dell’anima come parte divina – quindi facente parte del Bene per difinizione – e nel contempo il dubbio sulla sua influenza sull’agire dell’uomo, visto che spesso egli è vittima anche di eventi che non possono essere attribuiti ai suoi simili. Comunque vada, ed escludendo il libero arbitrio agostiniano, la D’Alfonso s’interroga sul fine dell’uomo che è quello di operare “in questa perduta valle per aprirsi una foce“».


Benedetto Di Pietro


Vince Attestato di merito – Pubblicazione del testo premiato sulla rivista Il Club degli autori – Pubblicazione su Internet Club.it – Buono valido per 50 copie omaggio in caso di pubblicazione in volume con la casa editrice Montedit.


Vincono Attestato di merito – Pubblicazione del testo premiato sulla rivista Il Club degli autori – Pubblicazione su Internet Club.it – Buono valido per 50 copie omaggio in caso di pubblicazione in volume con la casa editrice Montedit i seguenti autori:


  • 6° class.: Patrizia Chelini di Roma con “Dolce un battito mi prende”;
  • 7° class.: Livia Corona di Milano con “La terra promessa”;
  • 8° class.: Arnaldo Taverna di Milano con “Rispolveriamo ricordi”;
  • 9° class.: Federico Fieri di Prato con “La polvere degli innocenti”;
  • 10° class.: Federica Tisato di Padova con “L’albero di noci”.


SEZIONE NARRATIVA


  • 1° classificato: Maurizio Paganelli di Bora di Mercato Saraceno (FC) con Il Presepe.


Motivazione della Giuria: «Una busta nella quale è racchiusa una sentenza di vita o di morte, una busta nella quale fredde analisi cellulari hanno l’inderogabile presenza dell’intrusione dell’inevitabile. Per il protagonista del racconto è l’occasione triste e inesorabile di sperare ancora nella catarsi di un miracolo stanco. Ma la guarigione vera che egli matura è la consapevolezza di ciò che di prezioso ha smarrito nel corso degli anni: la coscienza attonita e stupita di ciò che di vero ha sepolto nell’ostinarsi a perseguire le vie della pura ratio. Egli viene colto dalla solitudine amara imposta dalla sua inadeguatezza all’amore, trascurato per la carriera e una sorta di passivo fatalismo. Ecco questo nomade dell’anima che cerca nei luoghi antichi una consolazione irreperibile. Ma la malattia vera è l’aver smarrito il senso della umanità spicciola, il senso autentico del dolore. E d’improvviso e magicamente, un presepe in una vetrina lo riporta all’infanzia, e gli porge inaspettatamente il folle coraggio di ricominciare ad amare ciò che lui ha poco amato. Ed è un attimo di meravigliosa ed estatica esplosione, quando, all’apertura della busta, con il suo verdetto, egli sconfigge la morte, decidendo di vivere pienamente le sue passioni, i riscattarsi dal grigio della vita, e di amare l’esistenza fino all’ultimo respiro».


Alessandra Crabbia


Vince la Pubblicazione di un libro di 32 pagine di cui gli verranno assegnate 100 copie gratuite – Targa di riconoscimento – Attestato di merito – Pubblicazione del testo premiato sulla rivista Il Club degli autori e su Internet Club.it


  • 2° classificata: Maria Luisa Bertolini di Bologna con Il lungomare di Mentone.


Motivazione della Giuria: «Sembra quasi in questo racconto di percepire gli odori marini, il sole sulla pelle, i pensieri in volo della protagonista, che si intrecciano ai sapori francesi di una giornata particolare. L’autrice sa cogliere con una lucidità sconcertante i particolari di ciò che la circonda, ma anche trarre da se stessa con composto, intelligente e ironico distacco, il meglio della sua indipendenza emotiva, raggiunta dopo illusioni e disillusioni. Volando tra i ricordi di atmosfere passionali o di conoscenti ridicoli e saccenti, ecco uscire la sua saggezza pagata a caro prezzo: l’amore va, viene, nulla d’eterno può esistere per una donna intelligente. Ed è questo senso dell’impermanenza della vita, a insegnarle l’accettazione, a darle il gusto delle piccole grandi cose, e a non sentirsi prigioniera delle consuetudini. Essere una donna libera e consapevole è una conquista impagabile».


Alessandra Crabbia


Vince la Pubblicazione di un libro di 32 pagine di cui le verranno assegnate 50 copie gratuite – Attestato di merito – Pubblicazione del testo premiato sulla rivista Il Club degli autori e su Internet Club.it



Motivazione della Giuria: «New York, le sue luci che appaiono a Charles sporche e malate: l’uomo disperato segnato da terribili e antiche sciagure, diventa il simbolo di una esacerbata solitudine. In una ricerca che è la motivazione velenosa della sua stessa misera esistenza, lo scorgiamo attraversare una città percepita come crudele, perché piena dei ricordi strazianti di chi ha perso le persone che più amava in una sentenza senza appello. L’estraneità agli altri esseri umani, l’impossibilità di resurrezione, il suo degrado fisico, hanno un’unica consolazione, l’amico Jack, che diventa il triste simbolo dei diseredati, l’unico calore che può riempire le viscere di Charles. L’autore descrive questa disperata e affannosa ricerca fino alla fine, quando, in un sorprendente colpo di scena, ritrovato l’amico, abbraccerà di nuovo tutto il dramma della vita».


Alessandra Crabbia


Vince la Pubblicazione di un libro di 32 pagine di cui gli verranno assegnate 50 copie gratuite – Targa di riconoscimento – Attestato di merito – Pubblicazione del testo premiato sulla rivista Il Club degli autori – Pubblicazione su Internet Club.it


Vincono Attestato di merito – Pubblicazione del testo premiato sulla rivista :Il Club degli autori e su Internet Club.it – Buono valido per 50 copie omaggio in caso di pubblicazione in volume con la casa editrice Montedit i seguenti autori:


  • 4° classificato: Saverio Cardini di Melegnano (MI) con Il Grande Slam


Motivazione della Giuria: «In una prosa ironica, graffiante e scattante, l’autore descrive un fantomatico incontro di tennis a Wimbledon. Sa dosare la frenesia degli spettatori e le emozioni intime, feroci, e tuttavia profondamente umane dei giocatori. Narra l’assurdo del caso, trascolora la realtà dandole una tonalità surreale, e analizza l’abitudine alla vittoria che rende a volte ciechi e storditi dal proprio ego. Al tempo stesso studia il fascino occulto dei perdenti, delusi da una folla che è come un grande circo che divora insaziabile e insensibile coloro che non vincono. Ma chi è davvero il vincitore? La fine dell’incontro è velata da misteriose ombre arcane e divine. Un finale pirandelliano, nel quale il vincitore è il perdente: ma questo possono solo saperlo un vigilante panciuto e un dio burlone».


Alessandra Crabbia



Motivazione della Giuria: «Tutto in questo racconto esprime l’inerme e triste dolcezza poetica dei miseri, degli esclusi, dei diversi, di coloro che non avendo gli strumenti degli altri, vivono ai margini della vita, ma in una magica osmosi con la natura, che li accoglie come i suoi figli più deboli, teneri, e ugualmente fulgidi nell’accettazione del fato. E gli altri, i normali, sono qui descritti in tutta la loro crudeltà infantile e inconsapevole, gli altri minano l’universo simbolico del protagonista, Alfio Cinni. Essi ferocemente distruggono il talismano che tiene lontane le paure del piccolo Cinni, un misero berretto, che soltanto per lui ha la magica valenza di allontanare gli spiriti del male. Ma questa malvagità non può prevalere: un luccicante delfino affiorerà dal mare per ridare al piccolo il sorriso. E questo ricordo, accompagnandolo per tutta la vita, sarà rappresentato dal suo piccolo tesoro di monetine da cinque lire, con impresso il meraviglioso delfino, simbolo di salvezza, purezza e speranza».


Alessandra Crabbia



Motivazione della Giuria: «La Maternità appare in questo scritto nella sua accezione più dolorosa e al tempo stesso più eterna. Solo la morte può recidere carnalmente questo legame che ha la sua santità in tutto ciò che lega visceralmente una madre al suo bambino. E come può una madre già sola e abbandonata confessare al suo sfortunato bambino, che presto la morte la ghermirà, ed egli dovrà restare solo? In un dialogo che strappa il cuore, sarà il bambino ad aiutare la mamma a rivelare quel terribile segreto, e con saggezza disincantata le darà un miracoloso coraggio di affrontare l’inesorabile. Toccante e semplice, questa prosa, ci trasporta nel mistero della vita, della morte, e dell’amore senza limiti e confini».


Alessandra Crabbia


  • 7° classificata: Giuliana Rosini di Città di Castello (PG) con Clementino.


Motivazione della Giuria: «Il dramma dell’abbandono del piccolo Clementino, viene qui narrato con una vena letteraria che ricorda gli scrittori veristi. Sono le sventure del bambino che toccano il cuore del lettore. Sono i suoi sciagurati genitori ad essere descritti come in una sequenza filmica, senza condanna, soltanto con realismo lucido. Come un oggetto, il bambino passa dalla madre, alla balia, al brefotrofio. Clementino non ha doti di bellezza, e ciò che lo distingue dagli altri bambini belli, è il suo aspetto malaticcio e quel nocciolino sulla fronte, una piccola malformazione ossea. E questo suo cruccio diventa angustia, desolazione. Ma c‘è un angelo per ogni bimbo abbandonato, e quello di Clementino sarà il più splendente, azzurro e pietoso. L’autore riesce in questo racconto a usare un’affabulazione pacata, fortemente incisiva e originale».


Alessandra Crabbia



Motivazione della Giuria: «Un uomo senza memorie, se non di atrocità belliche, un uomo nomade senza identità che arriva come un predestinato in un luogo funesto e terribile, dove la morte ha lasciato il suo odore di putrefazione e scempio. Solo quel binario morto dinanzi a lui, quel terribile binario, e baracche nelle quali sembrano aleggiare i pensieri disperati e le torture di chi vi ha soggiornato. E d’improvviso l’apparizione di un ragazzo, spirito rimasto intrappolato tra il passato e il presente, tra la morte e la vita, gli ricorderà che quel luogo è Auschwitz, là dove “ i demoni si sono stancati del fuoco, là dove gli innocenti diventano cenere e si dissolvono nel vento.” In questa atmosfera surreale e drammatica l’autore sembra ripeterci instancabile: non dimentichiamo, vi prego, ciò che l’uomo riesce a fare all’uomo».


Alessandra Crabbia


  • 9° classificato: Fabio Pistone di Toirano (SV) con Sogno.


Motivazione della Giuria: «In un bivacco, alcuni partigiani, stretti in una notte oscura vicino a un fuoco, tacciono i loro pensieri, le loro paure: persino i boschi sembrano avere una vita propria, muta e pericolosa. È il personaggio di Megu a spezzare quel silenzio attonito, e narrerà il sogno della propria morte, che lentamente apparirà premonitore, facendo rabbrividire i compagni. E durante il racconto, una donna bella, eterea e pietosa, si renderà visibile proprio alle spalle di Megu, che continuerà a parlare ai suoi amici senza accorgersi di questa arcana presenza dietro di lui, tra il silenzio assorto dei suoi compagni di guerriglia. Forse il destino è già indicato dai simboli onirici, o forse il contatto continuo con la propria fine, dà a questi piccoli grandi eroi il coraggio di vedere la bellezza e la pietà della morte e del suo mistero».


Alessandra Crabbia



Motivazione della Giuria: «Una sciagura improvvisa, la morte di un fratello: le voci e lo strazio cominciano a riempire la casa, la ragazza non vuole udire nulla, non vuole più vivere. Ha presentito la fine del fratello pochi attimi prima, ma ora corre verso il lago, e qui si siede sulla riva. Nessuna fede la sorregge. I morti sono morti. Nulla le riporterà mai l’amato fratello. Il non senso la strazia, e fissa le stelle riflesse nel lago cercando risposte inesistenti. D’improvviso, il nonno le appare e le si siede vicino, e in una tormentata poesia la invita a spegnere le stelle colpendole con sassi. Sopraggiunto il buio, quando la superficie del lago non riflette più alcuna luce, il nonno la invita a riaccenderle. Un grande afflato poetico e struggente pervade questo racconto, che è anche un corale invito a mantenere accese le nostre speranze e la nostra spiritualità».


Alessandra Crabbia


Risultano segnalati dalla Giuria con Attestato di merito i seguenti Autori:

  • Francesco Elpidio Aimone di Ivrea (TO) con “Il ritorno”;
  • Valentina Fonte di Pordenone con “Rapsodia”;
  • Anna Denti di Grandola ed Uniti (CO) con “Dlen: l’amico di tutti”;
  • Gabriele Falco di Mantova con “L’uomo del pollaio”;
  • Angela Rizzo di Mazara del Vallo (TP) con “La promessa”;
  • Virginia Fabrizi di Vigevano (PV) con “L’uomo in grigio”;
  • Irene Deborah Giannini di Rho (MI) con “Il compagno di viaggio”;
  • Giovanni Bellisario di Casarano (LE) con “Vania”;
  • Laura Amisano di Cormano (MI) con “Pensieri”;
  • Luca Piatto di Cassano d’Adda MI) con “Ipotesi”;
  • Amanda Castello di Bettola (PC) con “Destini paralleli”;
  • Corrado Costantino di Milano con “Momenti di Anna”;
  • Marina Vio di Venezia con Il segreto di “Burian”;
  • Jose Cheein di Forlì con “Lettera alla mia futura ex-moglie”;
  • Silvia Pelizzari di S. Felice d/B (BS) con “Non so se sono…”


La cerimonia di premiazione si è tenuta sabato 10 gennaio 2004 alle ore 15,30 a Melegnano (Milano) presso il Salone Predabissi in via Frassi, 2 angolo via Predabissi.


Opere vincitrici

Alessandro Bacci

Opera 1^ classificata

La guerra più lunga


Oltre quei brandelli di muro
dove tutto è niente
sbocciano fiori di vento
che stuprano l’aria
per la perversa gioia
di chi li ha seminati.


Oltre quel muro di cinta
dove la luce è buio
cadono freddi coriandoli
di neve rubata ai monti
presto sciolta dal sale
dei ricordi di un’estate.


Oltre quelle scritte sui muri
dove il silenzio fa baccano
c‘è sempre una televisione
accesa da chi muove le dita
sul telecomando alla ricerca
di sesso e violenza.


Le stagioni cambiano
ma la gente è la stessa,
quella che al bar
ostenta ricchezza
e piange povertà.


Dove le strade hanno un nome
e la gente un prezzo,
dove i ragazzi a scuola
comprano quella roba,
dove il sabato la strada
non è che una gara…
la pace è la guerra più lunga.


Andrea Sacchetti

Opera 2^ classificata

Il senso delle cose


Quante volte mi sono chiesto
il perché di questa realtà
dove tutto scorre senza una sosta,
dove regnano incertezza e sofferenza
ed io inseguo sempre nel futuro
quella felicità e quella pace
che non ho nel presente.
Quante volte ho cercato
ma non ho trovato una risposta
che ponesse fine alle mie domande.
Eppure mi consolo pensando
seduto a Caramanico su un gradino
che ciò che vedo intorno a me,
la gente che passa, i loro pensieri, i loro problemi…
tutto questo non può essere
il risultato di un errore,
non di un imprevisto,
non il frutto di una caduta.
Che in apparenza ingiusto e contradditorio
questo è il migliore dei mondi,
perché è proprio come doveva essere
nel disegno del suo architetto,
anche se il significato di tutto sfugge
e i tanti perché restano senza risposta.
Questa è la vita che dobbiamo vivere,
questi i sentieri che dobbiamo percorrere,
questi i pensieri che dobbiamo pensare
queste le emozioni che dobbiamo provare.
Tutto passa come polvere
portata via dal vento impetuoso del tempo
ma nulla è senza senso,
ogni momento della nostra breve storia
benché piccolo e fuggevole
viene scritto in un libro invisibile
ed è pieno di un significato
che dura per sempre.


Vanes Ferlini

Opera 3^ classificata

Il tempio del silenzio


Procedo e ansimo lungo il viottolo aggrovigliato
sui fianchi aguzzi del colle dell’esistenza,
ai lati sfilano scorie assortite del vissuto:
desideri invecchiati scarti di sentimenti ammuffite emozioni.
Quanta fatica scalare la propria immondizia!
Dalle scorie clamori sottili rimbombano
ostinati ottundono le nuove sensazioni.
Nella nebbia multicolore dell’immaginazione
scorgo le linee serene dell’edificio consacrato
ai navigatori senza bussola nel mare della banalità.
Lascio fuori le scarpe infangate della coscienza…
qui mai fu detta parola… qui non esiste parola.
Galleggio nel chiarore diffuso e discerno le vaghe forme
evoluenti libere dalle costrizioni della materia.
E finalmente odo, netto, il silenzio:
fluido armonioso che permea lo spazio,
inizio d’ogni preghiera, sintesi di tutti i suoni
denso magnetico mi scorre all’indentro,
dilava gli affanni scioglie il dolore sradica le frustrazioni
avvinghiate al terreno marcescente della vanità.
Silenzio che scardina la cassaforte dei sogni
fa esplodere i lampi della speranza
incendia la creatività, fa divampare l’universo
delle emozioni soffocate dal battente clamore dell’abitudine.
Attraversa il mio animo, si addensa contro gli scogli
dei ricordi più duri per trascinarli lontano…
scarnifica i miei ragionamenti sicché posso
pesarli uno ad uno e bilanciarli con la fantasia.
È uno scudo eretto contro il chiasso dell’inutile
un finissimo filtro per setacciare sentimenti fasulli
una radiografia per svelare l’ossatura del cuore.
Esco dal lavacro di quel luogo sacro
con entusiasmo nuovo fiammante…
Ora che conosco la forza del silenzio
le parole si riducono appena una scorza
che riveste la polpa pulsante dell’esistenza.


Remo Smacchia

Opera 4^ classificata

Il sonno occidentale


Ho ascoltato
da solo in cucina
i silenzi della notte
e da quella finestra sul mare
quel lamento triste di gabbiano
e di violino disperato
e ho visto il mondo
e lo stesso cielo stellato
fuori dai vetri sporchi
con gli occhi disillusi
d’un bambino kosovaro…
...poi ho continuato a sentire
suoni e singhiozzi
di un mondo che vive e muore
fuori dalle nostre finestre
un angosciato grido d’armonica
come quel vento lontano
che soffia e soffia
un mesto lamento di guerra
e ho sentito ancora
latrati e risate
di sciacalli e iene ingobbite
in cerca di carogne
sulla riva di un fiume di cadaveri
che lento scende a mare
in un deserto di capanne bruciate…
e ho visto e ho sentito tutto questo
e poi spenta la mia sigaretta
e infine chiusi gli occhi
e le mie orecchie
ho lasciato fuori dalla finestra
questo mondo di miserie
per tornare a dormire
quel tranquillo sonno occidentale.


Maria Rosaria D’Alfonso

Opera 5^ classificata

Non so se l’anima


Non so se l’anima ospite sia
di un corpo atomico-perfetta simbiosi
di materia con materia, finito con finito
come quando gli occhi si nutrono
di un dio pagano e mai si saziano di oro e danaro
nemmeno esalando l’ultimo
e ancora ultimo malaugurato respiro.


Non so se l’anima spirito sia
impercettibile essenza, vacua presenza
di chi delle proprie vicende
fa strumento di un Essere Supremo
più giusto, più abile, più... tutto
mentre l’inazione impera e affonda
frutto di egoismo insensato, sfrenato.


Non so se l’anima mente sia
una ghiandola pura e semplice
femmina e non maschio
sentimento e non ragione
puro dolore, alienazione del piacere
che muore… lentamente
scacciando della vita gli eroici furori.


Non so se l’anima solo verbo sia
alibi di un’ingiustificata esistenza
di chi lotta per la sopravvivenza
di chi si redime con la penitenza
di chi protagonista della Storia si sente
nel vittimismo di un peccato insanabile e perenne.


Non so se l’anima sia qui dentro
quando chino la testa in disprezzo
quando inetta il sangue umano osservo
quando invecchio con sdegno e interrogo il pensiero
quando il Cielo si oscura e volo via lontano.


Non so se l’anima abbia voce
per chi la cerca in ogni facie e mai si stanca
in questa perduta valle di aprirsi una foce
dove ognuno si disseti e ogni mio desìo si plachi.


Patrizia Chelini

Opera 6^ classificata


Dolce un battito mi prende
nuovamente il cuore (amo questa
parola dolce se pure non la metto
in rima) dolci pensieri e dolce
soprattutto il viso, non maschio,
non virile, quasi femmineo nella sua
chiarezza, e chiari gli occhi, nel modo
che non usa, che non vediamo spesso
qui, da noi
D’altri luoghi, d’altra lingua, d’amori
differenti amante, della musica
che conosco poco, io che leggo e scrivo
e parlo troppo, e poco ascolto
e molto me ne duole
D’altri luoghi venuto, d’altro sangue
di popoli barbari un tempo
di che avemmo spavento, quando in ogni
chiesa il prete e il vecchio e la giovane
donna pregava per fermarne
la discesa; e oggi fieri, e raffinati
e nobili forse
nel modo che da noi non usa,
noi pure grandi d’un passato
guerriero, e ora chiusi un poco al mondo
per fierezza forse e per troppo
passato.
D’altre terre venuto, tu che
mi parli dolcemente e un po’
ti perdi, e fai sperare di nascer
di nuovo; ché meriti altri cuori
forse, ed una donna ingenua
che poco tema di perdersi
e non tema il passato, ed il futuro
e di sperare ancora.


Livia Corona

Opera 7^ classificata

La terra promessa


Arranca la carretta
verso la terra promessa.
Si agita, s’affanna
nel mare in tempesta
come orca marina
in lotta per la vita
e ad ogni onda
si dilata la pupilla
nei cento occhi
della mostruosa testa.
Dopo giorni e giorni
di digiuno e angoscia
si avvista la costa.
“Tutti a terra!
La gita è terminata!”
urla l’aguzzino
gettando in acqua
la disperata zavorra
ma la riva è lontana…
Nel mare affonda
l’ultima speranza
rintocca a morte
vicina, una campana.


Arnaldo Taverna

Opera 8^ classificata

Rispolveriamo ricordi…


Mentre parliamo scende l’ombra pian piano.
Discreta, estremamente lenta, gradatamente,
si accinge ad avvolgere la stanza
cominciando dal soffitto
dove aleggiano ancora le parole
sospirate tranquillamente poco prima.
Ancora protese verso l’alto,
svolazzano come frammenti di cenere
mentre noi, davanti ad una tazza di caffè,
rispolveriamo ricordi…
Un accenno alla gioventù,
una breve parentesi per un sorriso,
una pausa di velata malinconia.
Un sereno pensare alla vita,
il gioire per ore felici
ed il volto di una persona amica.
Una frase rimasta, chissà come,
nella nostra memoria,
ancora ci fa brillare gli occhi.
Con malcelato stupore, ci ha colti
il repentino ritorno alla realtà.
È già sera anche per noi.


Federico Fieri

Opera 9^ classificata

La polvere degli innocenti


Il freddo d’inverno rallenta gli odori
e il sangue di quelli innocenti
che portan le pene da fuori
in un supermercato e si fingon clienti.
Anime perse fra mille consumi,
altalenanti al banco del fresco,
ricercano nel genuino barlumi…
intanto matura silente l’innesco…
Quanta pietà muore incosciente!
Kamikaze crudele che hai reso noto
il tuo cuore in un deserto di niente,
quanto perdono ricolma quel vuoto?
Rabbia e dolore allevan vendetta,
e negli occhi montagne di ghiaccio;
perché la forza dell’odio non conquista la vetta
e scioglie la neve in un soffice abbraccio?
Nel creato disfatto immobili sguardi
si scambiano dietro ai commenti;
speranze e virtù son giunte ormai tardi
a raccoglier la polvere degli innocenti.


Federica Tisato

Opera 10^ classificata.

L’albero di noci


Mi lascio immaginata
sotto il tuo albero di noci
e come cera calda
scivolo tra le liriche vitree dei miei ricordi.
Ritrovo la genesi delle nostre illusioni
e spalle sincere
assopite tra i rosei frutteti,
lesi da infauste tempeste.
Rivedo le conosciute mura, contare
i giorni vissuti sugli argini sinceri
e intrecci di desideri,
come lieve pietra,
sostenere gambe esitanti.
Soffice sotto questo mausoleo di noci,
scrosto gli occhi,
ritrovando piedi paffuti
galleggiare sopra l’oceano delle tue mani.
Intravedo corollari e radici
raggomitolata dentro ataviche grotte,
accendendo lumi e musiche per simulare
spavalde danze e velare ancestrali urli.
Itinerante, ti interrogo sui significati
di irrealizzabili spartiti
mentre suono la speranza
dell’estraneità al dolore.
Confluisco nel mare della nostalgia!
Nutro muscoli e pensieri di preghiere
che coltivo con ribellione
di cavalli argentei nelle lande silvestri.
Il silenzio si raduna e mi risveglia.
Io, nipote, continuo
a tessere il presente,
con intreccio di fili che citano note
delle tue ninne nanne.


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